Ben trovati, ecco alcune favole scritte in occasione dell'evento "C'era una volta Picasso, la sua arte e le sue fiabe" che ho realizzato qualche mese addietro, in occasione della Mostra di Picasso nelle tre location di Mesagne, Ostuni e Martina Franca .
Questa mostra mi ha fatto conoscere il "Grande Genio e Maestro", la sua vita e la sue arte, suscitandomi forti emozioni e mi ha permesso di scrivere queste 4 favole, che ho narrato con il teatrino giapponese "Kamishibai"
Il
moschettiere
C'era
una volta un bambino che decise di visitare una
mostra di un pittore famoso all'interno di un bellissimo e magico
castello, insieme ai suoi genitori.
Pablo, così si chiamava il bambino, si avvicinò ai quadri esposti quasi in punta di piedi , sembrava non volesse disturbare il silenzio di quel luogo.
Osservò ad uno ad uno tutte le opere, ma tra tanti ce ne fu uno che all'improvviso lo fece ridere, si chiamava “Il moschettiere”.
Pablo, così si chiamava il bambino, si avvicinò ai quadri esposti quasi in punta di piedi , sembrava non volesse disturbare il silenzio di quel luogo.
Osservò ad uno ad uno tutte le opere, ma tra tanti ce ne fu uno che all'improvviso lo fece ridere, si chiamava “Il moschettiere”.
Si,
era questo il nome scritto sul quadro.
Il moschettiere - Pablo Picasso |
Notò
che vi era una bocca non al solito posto, un occhio di qui un altro
di lì, la fronte un po' arrugata, il mantello chissà dove, etc
Ad
un tratto queste linee e curve che componevano il quadro vanno verso
il bambino e chiedono “Ci aiuti? Non vogliamo più essere solo
curve o forme, se la tela si chiama il moschettiere, un motivo ci
sarà”.
Pablo
allora, smise di ridere di loro, prese ogni linea ed ogni curva e
cominciò a sistemarli,come se fossero pezzi di puzzle da completare
e, un pezzo dopo l'altro, finalmente prende vita l' opera e
voilà.............ecco il moschettiere, con il suo mantello e la sua
spada, che però non si riesce ad afferrare perchè corre via verso
una nuova vita.
L'elfo
Picasso
Tanti
tanti anni fa viveva in un bosco di un paese lontano, una famiglia di
piccoli esseri, invisibili a tutti, i quali abitavano in colline, su
pietre o nei boschi: erano gli elfi.
Questa
famiglia era formata da madre, padre e il loro piccolo che si
chiamava Picasso, un nome un po' strano per un elfo, ma i genitori
decisero di chiamarlo con un nome particolare.
Già
da piccolo Picasso era un genio, le sue prime parole non furono mamma
o papà, ma PIZ, PIZ, sempre e solo PIZ, PIZ, che nel loro
linguaggio voleva dire MATITA.
Pablo Picasso (1881 - 1973) |
Appena
Picasso le pronunciava, mamma e papà gli procuravano una matita o
meglio, gli procuravano un piccolo pezzetto di legno che il piccolo
elfo intingeva nei colori delle foglie, dei fiori e piante che
trovava nel bosco e iniziava a disegnare.
I
suoi genitori, vedendo che non faceva altro che disegnare, lo fecero
viaggiare negli altri boschi intorno casa sua, e qui dipingeva ed
esponeva i suoi capolavori.
Disegnava
usando forme geometriche più strane, quadrati, rettangoli, cerchi,
dipingeva tanti volti grotteschi ed insoliti, la sua fantasia era
infinita.
In
breve tempo divenne il famoso ELFO PICASSO. E da allora è ricordato
da tutti e in ogni luogo, per tutte le sue opere e i suoi strani
dipinti.
La
colomba magica
Tempo
fa in un luogo della Spagna viveva un piccolo artista di nome Pablo
Picasso che amava tantissimo dipingere.
Un
giorno gli venne l'ispirazione di disegnare una colomba, e ne
realizza una appena tracciata a matita con un rametto in bocca.
Ad
un tratto appena finito, la colomba esce dalla tela e comincia a
volare. Pablo rimase stupefatto e cercò di afferrarla,
ma
la colomba emise un dolce suono e disse “ non vedevo l'ora di
volare, ora mi sento libera”
Pablo
sentendola parlare pensò dentro di se “oddio sto diventando pazzo,
dipingo una colomba e questa vola via. Come è possibile? Sto
sognando? Che mi succede?”
La
colomba si avvicinò a lui e rispose: “non stai sognando o
impazzendo, è la realtà. Io sono uscita dal quadro per portare un
po' di pace”.
Da
allora la colomba di Picasso è diventata il simbolo della pace nel
mondo.
Picasso e la pietra parlante
Picasso
amava molto disegnare e dipingere il mare, i suoi colori del blu, le
onde che si infrangevano sugli scogli, la sua bassa marea.
Un
giorno infatti si reca su una spiaggia deserta,per avere
l'ispirazione per un nuovo disegno,
era
in un luogo che si chiama CHE-NON-C'E',
in
una giornata di fine NON-SO-CHE-MESE,
cammina
a passo lento, osserva il mare, in lontananza vede navi e vascelli
che spariscono all'orizzonte, respira l'aria fresca e si inebria dei
suoi profumi, in cielo volano gabbiani in fila indiana, le farfalle
intorno a lui lasciano dei colori sbrilluccicanti, la sabbia è
bianca e sottile
e,
ed all'improvviso...
il
suo occhio cade su una pietra, era a forma di cuore. Picasso la
raccoglie, e la pietra comincia a muoversi come se volesse scappare.
Lui
sta in silenzio per qualche minuto, e la pietra si calma. Comincia
poi a sussurrare nell'orecchio di Picasso qualcosa.
Lui
decide di ascoltare il racconto della pietra.
La
pietra “parlante”, così Picasso la chiama, comincia a raccontare
la storia dei pirati che erano approdati in questo luogo, di
naufraghi arrivati su queste spiaggie chissà da dove,e di pesci che
avevano viaggiato per tutti gli oceani.
Picasso
rimane ad ascoltarla per diverso tempo, incusiorito di tutte queste
storie un po' tristi ma ricche di emozioni, immaginando con la sua
fantasia tutto ciò che le sue orecchie stavano sentendo dalla voce
della pietra.
Ma
si accorge ad un certo punto che la pietra comincia a lamentarsi e a
piangere perché crede di essere inutile e di non servire a nulla.
Decide
quindi di prendere con se la pietra, come suo nuovo compagno di
viaggio, e di iniziare a vagabondare intorno al mondo, portando solo,
oltre a qualche suo dipinto, UNA VALIGIA CARICA DI STORIE CHE
COLPISCONO IL CUORE DI CHI LE ASCOLTA.
E
da allora la pietra “parlante”non si è sentita più inutile.
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